Trasmettitore AM di elevata qualita'
di Nicola Giampietro
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Fig. 1
Motivazioni e descrizione
Questo dispositivo nasce dall’osservazione della mancanza di un trasmettitore AM di buona qualità
tra gli schemi che circolano in rete e gli apparecchi commerciali economici disponibili.
Alcuni elementi (i trasformatori e molti valori resistivi) sono stati espressamente dimensionati per
consentire al circuito di funzionare al meglio con una tensione di alimentazione alquanto bassa,
fornita da una comune batteria agli ioni di litio per telefoni cellulari. Tali batterie sono da 3.6-3.7V nominali, e la tensione effettiva varia tra 4.2V e 3.3V, a seconda
dello stato di carica della medesima.
Si è quindi cercato di ottenere il miglior funzionamento in questo range di tensioni Vcc.
La batteria di un telefono cellulare recente è di qualità molto alta, si può ricaricare con estrema
facilità, ed è facilmente reperibile ed economica.
Il Tx assorbe circa 60mA con l’antenna adattata, per cui una batteria da 600mA (ex. di un nokia
8310) darà un’autonomia di circa 10 ore.
Questo Tx è pensato per essere un dispositivo piccolo e portatile, che si può tranquillamente tenere
in mano stando distesi sul divano, connesso ad un piccolo mp3 con radio FM integrata (come ad
esempio il Creative Zen Stone Plus).
In questo modo esso offre la possibilità di godere l’ascolto della vostra musica/radio FM preferita
sulle vostre radio anni ’20-’30-’40-’50 restando comodamente seduti o sdraiati e comandando
praticamente tutto (volume compreso) dal vostro mp3 e dai pochi comandi del Tx medesimo.
Quanto detto impone una qualità progettuale (e pure costruttiva) superiore a tutti i piccoli tx a 1 o 2
transistor (o 1-2 valvole), con vari accorgimenti atti a ottenere i seguenti scopi:
1 - mantenere la sintonia stabile al variare dello stato di carica della batteria;
2. mantenere la sintonia stabile al variare della posizione dell’antenna, indipendentemente
anche dal fatto di toccare antenna e tx con le mani o con il corpo.
3. poter variare facilmente la sintonia del Tx, in modo da cercare una frequenza AM libera
anche di notte e poter sempre ritoccare eventuali derive di sintonia della radio AM senza
doversi alzare per raggiungerla (alcune radio a valvole derivano un poco nei primi minuti di
funzionamento a freddo e ci può essere della pigrizia estrema ad alzarsi…!).
4. modulare in modo da sfruttare al massimo la qualità della radio in onde medie; essa non è
certo un apparecchio HI-Fi, ma per lo meno è preferibile che la qualità audio sia limitata
dalla radio e non dal mezzo utilizzato per trasmettere l’audio, vale a dire il Tx.
5. mantenere trascurabile la modulazione FM residua e indesiderata della portante.
6. non generare armoniche disturbatrici della ricezione FM dell’mp3 collegato.
7. avere una buona portata (10mt in ambienti interni) senza richiedere la messa a terra e
un’antenna di dimensioni esagerate; sono sufficienti due rami da 1,5mt cadauno.
8. sfruttare l’antenna OM anche come antenna FM per l’mp3, il quale normalmente utilizza a
tale scopo il filo di massa degli auricolari e quindi avrebbe bisogno comunque di un filo di
almeno 70cm per ricevere delle stazioni FM.
9. impedire alla RF OM generata di mandare in blocco il lettore mp3.
Descrizione dettagliata
Il circuito oscillatore, realizzato attorno a Q1 (BC547B) è un classico Hartley, con uscita a
trasformatore e valori di resistenze ridotti per funzionare con basse tensioni.
Esso è in grado di funzionare in maniera perfetta con tensione Vcc fino a 0,7V, e in questo circuito
viene alimentato a 1,8V mediante la caduta di tensione che si genera ai capi del led spia D1.
Questo led unisce “l’utile al dilettevole”: fa da spia di accensione e al tempo stesso da diodo
“zener” per l’oscillatore, mediante la resistenza R4 di caduta.
A 3,6V si hanno circa 1,8mA di corrente, che si distribuisce quasi equamente fra led e oscillatore.
Quest’ultimo a 1,8V assorbe circa 0,8mA su tutta la banda di frequenze coperta (850-1550KHz), se
si realizza il trasformatore TX1 in maniera perfetta, come verrà descritto più avanti.
In questo modo la frequenza dell’oscillatore non varia mentre la batteria si scarica, e si ottiene pure
una blanda indicazione dello stato di carica della stessa: se D1 si spegne, è sicuramente scarica.
Il secondario di TX1 (26 spire) pilota la base di Q2, che costituisce lo stadio DRIVER.
Tale stadio è la chiave della stabilità e qualità della sezione RF di questo circuito; esso fa da
“cuscinetto” fra l’oscillatore, che vorrebbe un carico sempre fisso e stabile, e il finale, che invece ha
un comportamento del tutto imprevedibile per il fatto di essere modulato in ampiezza (tensione Vcc
variabile da 0.2 a 3.5V!) e di avere antenna che può essere mossa o toccata (e quindi disadattata).
Grazie a questo driver è possibile anche toccare con le dita il circuito del finale senza che la
frequenza generata ne risulti interessata, come se il controllo della stessa fosse quarzato o con PLL!
E’ uno stadio in classe C e R17/C2 limitano le sue armoniche locali, mentre R6 sul secondario di
TX2 (rapporto 3:1) riduce il “Q” del trasformatore, stabilizzandone il funzionamento su tutto il range di frequenza coperto.
Per TX2, come per tutti e tre i trasformatori presenti, è fondamentale la correttezza dell’induttanza
del primario, come indicato; l’induttanza del secondario invece non è rilevante.
Il driver assorbe circa 1mA con 3,6Vcc.
Il secondario di TX2 (100 spire) pilota il finale PNP Q3 (BC557B).
Perché PNP?
Perché il modulatore (basato sull’ottimo IC audio TBA820) è più “tosto” nella direzione del “pulldown”
che in quella del “pull-up” (termini di derivazione dall’elettronica digitale), per cui si ottiene
una maggiore profondità di modulazione senza distorsione ponendo l’intero finale tra pin 5 del
TBA820 e +Vcc, piuttosto che fra pin 5 e massa.
Il finale è anch’esso in classe C e i condensatori C7 e C9 da 100pF ne limitano le armoniche emesse
localmente.
Lo stadio di uscita del finale è TX3, un autotrasformatore con rapporto di impedenza 1:3; 60 spire
fungono da “bobina di carico” per il finale e le ulteriori 120 spire producono il rapporto 1:3.
La motivazione di questo autotrasformatore è quella di elevare la tensione picco-picco di uscita, per
aumentare lo sfruttamento di un’antenna corta con la limitata tensione di funzionamento di questo
stadio (Vcc/2 = 1,8V!).
Si è scelto un autotrasformatore, invece di un trasformatore (come TX2), per limitare il numero di
spire necessarie e le capacità parassite coinvolte negli avvolgimenti.
Tali capacità parassite sono deleterie sia in TX2 che TX3, per cui essi vanno realizzati con apposita
cura, come verrà descritto più avanti.
L’alimentazione del finale avviene mediante l’uscita del modulatore (pin 5), su cui si hanno Vcc/2
in assenza di modulazione, e tensione variabile tra circa 0V e circa Vcc in presenza di modulazione.
Il circuito di uscita è composto da un adattatore di impedenza a Pi-greco (C21, L2, C20) ad elevato
“Q” e un filtro passa alto (L3, C20) per convogliare la FM da ricevere dall’antenna al terminale
negativo del connettore audio jack del lettore mp3.
I due condensatori C22 e C23 servono ad evitare che della RF possa entrare nel lettore mp3 dai suoi
terminali di uscita audio L-R; si dovrebbe notare che essi sono connessi fra L-R e “-“ dell’mp3, non
il “-“ del Tx, perché vanno saldati direttamente dentro al jack, per risultare efficaci.
L’elevato “Q” dell’adattatore fa si che l’onda in antenna sia perfettamente sinusoidale (se adattata) e
abbia un’ampiezza dell’ordine dei 100Vpp, con soli 3,6Vcc!
I valori indicati nello schema permettono di adattare un’antenna da 1,5mt fra 950 e 1500 KHz,
agendo solo sul nucleo di L2 e avendo posto C20 a circa 10pF.
Per un’antenna di 3mt C20 va regolato intorno ai 5pF.
La larghezza di banda dell’adattatore è di circa 50-60KHz.
Il finale dovrebbe assorbire intorno ai 6-9mA a vuoto (a seconda della frequenza) a 3,6Vcc mentre
assorbirà 45-55mA con un’antenna adattata. Se si ottengono valori molto diversi è indice che
qualcosa non funziona bene, solitamente in TX3 o TX2 (capacità parassite elevate).
Il modulatore è basato sul TBA820, l’IC audio più “tosto”, tra quelli noti, alle basse tensioni.
Esso funziona perfettamente fino a 3Vcc e a 3,6V è in grado di fornire una uscita di 3,3Vpp con un
carico di 10 ohm, che è appunto il finale RF.
R7/C12 sono una “rete correttrice” per la stabilità dell’ic, e vanno posti OBBLIGATORIAMENTE
fra pin 5 e pin 4 del medesimo, in ogni applicazione.
C11 invece genera una “massa virtuale” per la RF che interessa la sezione “bobina di carico” da 60
spire e 100uH di TX3, e va posto fra il suo terminale freddo e la massa più vicina alla sezione RF.
R12, R11 e C17 costituiscono una “raffinatezza” non essenziale.
Il TBA820, come qualsiasi amplificatore integrato, presenta un “offset DC” che sposta la tensione
di uscita a riposo ad un valore leggermente differente dai Vcc/2 teorici; questo fatto, soprattutto se Vcc è piccola, riduce la massima ampiezza ottenibile in uscita perché l’onda di uscita risulta più
“spostata” verso Vcc o verso massa, andando a distorcere prima di quanto potrebbe.
Nel caso del TBA820, se l’uscita a riposo fosse maggiore di Vcc/2, non potreste farci nulla
(sostituite l’ic); se invece risulta minore di Vcc/2, come nel mio caso, si può compensare con una R
di elevato valore fra pin 3 e Vcc, da trovare sperimentalmente osservando l’uscita del pin 5 con
oscilloscopio e tono sinusoidale da 1KHz in ingresso.
Tale R dovrebbe poi essere “splittata” in 2 (R12 e R11 nello schema), con un C da 100nF (C17) fra
il centro della serie e la massa, per rimuovere eventuali spurie a frequenza audio presenti su Vcc che
andrebbero a presentarsi all’ingresso dell’ic.
Il trimmer “volume” da 1k permette di dosare l’ingresso e quindi la profondità di modulazione;
andrebbe regolato in modo da avere il 90% di modulazione a 1KHz con il volume dell’mp3 posto
quasi al massimo, in modo da poter usare poi tale controllo di volume esterno per dosare
efficacemente; si può regolare “a orecchio”.
R14 e R15 e R16 compongono un “mixer” per i segnali L e R e un certo carico per il lettore mp3, il
cui stadio di uscita non dovrebbe funzionare proprio “a vuoto”.
R13 e C18 formano una preenfasi per i toni acuti.
Le radio OM hanno risposta in frequenza audio limitata dalla larghezza di banda degli stadi IF
interni, e di solito attenuano -3dB già a 3KHz e diventano del tutto mute dopo i 6KHz.
Nelle radio di qualità tale effetto è più marcato, in quanto l’IF viene tenuta stretta per aumentare la
selettività.
Quindi se la vostra radio OM non permette di regolare il fattore “Q” dell’IF (alcune radio anni ’30
molto costose lo permettono) e volete ascoltare al meglio della musica, occorre agire d’astuzia e
modulare con più profondità alle frequenze acute, rispetto ai medio/bassi.
Tale preenfasi ha lo svantaggio di portare a solo 30% la PDM (profondità di modulazione) dei toni
medio/bassi quando si ha il 90% attorno ai 5KHz.
Tale svantaggio si traduce in riduzione della portata utile del Tx (che dipende dalla PDM).
Si tratta però di uno svantaggio solo teorico, perché nella pratica all’occorrenza potrete aumentare il
volume e quindi la PDM dei medio/bassi al 70-80%, facendo distorcere i medio/acuti, senza che
questo si noti in maniera eccessiva nell’ascolto, dato che le distorsioni sugli acuti sono meno
fastidiose che sui bassi, in una radio OM.
Se non vi trovate lontani dalla radio potrete invece ridurre il volume (e quindi la PDM), tornando a
sfruttare il vantaggio della preenfasi, che vi permette di ascoltare dalla radio tutte le frequenze audio
da 50Hz a 6KHz con la medesima ampiezza.
Se siete pignoli, potrete mettere un interruttore in serie (o in parallelo) a C18 per rimuovere la preenfasi all’occorrenza.
Suggerimenti per la realizzazione
E’ possibile realizzare comodamente il circuito del Tx su una basetta millefori da 50x100 mm, ma
da questo punto di vista non ci sono regole: potrete anche realizzare il solo modulatore su una
piccola basetta e tutta la parte RF in cablaggio volante.
Le uniche accortezze da seguire consistono nel realizzare la parte RF in modo concatenato,
disponendo in ordine prima TX1, poi l’oscillatore, poi il pilota e TX2, poi il finale e TX3 e infine il
circuito di uscita con L2.
Non disporre i circuiti RF affiancati e possibilmente schermare l’oscillatore.
Tanto più la bobina L2 è lontana da TX1, più sarete sicuri di evitare accoppiamenti fra di loro.
La difficoltà maggiore in questo Tx è la realizzazione dei 3 trasformatori e di L2, che vanno avvolti
appositamente per lo scopo, mentre L3 è una induttanza da 1uH commerciale.
I numeri di spire e diametri di filo indicati nello schema sono destinati a un tipo di supporto
standard molto comune, visibile nella fig. 2 seguente.