Ricevitore campale RT77 e "l'aggiuntina"

Torna alla pagina degli articoli

Problema: dare vitto, alloggio e stallaggio ad un RT77 orfano di GRC9 e privo di "shack", salvato da sofferenze inenarrabili indotte da arido demolitore.
Prima di tutto: cos'è un RT77?
E' semplicemente la sezione ricevente del complesso rice-trasmittente campale/trasportabile/carrabile RT77/GRC9, costruito nel dopoguerra dallo zio Sam e non solo.
Nella vita si possono fare due errori gravi: raccogliere un gattino, che poi diventa signore e padrone della tua casa, o impietosirti per un residuato bellico, pronto a pretendere.

Considerazioni post-salvataggio a parte, lo RT77 è un ricevitore supereterodina a singola conversione per onde corte in AM, CW e telegrafia modulata, con media frequenza a 456kHz.
Utilizza sette tubi della serie miniatura ad accensione diretta, con filamento a 1,4V e tensione anodica a 105V.

Diamo un'occhiata veloce allo schema a blocchi: quello elettrico è il solito lenzuolo.
V1 amplifica il segnale radio captato dall'antenna.
La convertitrice V2 è oscillatore locale e miscelatore, dove arriva il segnale RF e quello locale formando, per sottrazione, la media frequenza, a sua volta amplificata da due stadi pilotati da V3 e V4.
V5 rivela ed amplifica il segnale, genera la tensione di CAV da applicare a V1 e V3 per controllarne l'amplificazione, mentre V6 fornisce la potenza BF a due uscite (jack), per altoparlante esterno tipo LS-7/11 o cuffie, tramite un trasformatore di uscita a doppio secondario (4.000/250 ohm).
E' da notare che il ricevitore entra in funzione all'inserimento di un jack.
V4 esplica anche la funzione di calibratore a 200kHz (controllato con quarzo), le cui armoniche si presentano sulla scala permettendone la verifica.
V7 è l'oscillatore di battimento (BFO), utilizzato per la rivelazione del segnale CW.
E' impiegato un quarzo da 228kHz e viene sfruttata la seconda armonica.
Il segnale CW, non udibile perchè non modulato, viene miscelato con quello del BFO e rivelato.



L'alimentazione

Il funzionamento in "trasportabile" avveniva tramite la batteria BA48; in campale/carrabile mediante un generatore manuale (GN58), gruppo a vibratore (PE237) o con gruppo elettrogeno.
Il collegamento allo "shack" originale avveniva tramite il connettore J3, perciò ho realizzato una specie di spinotto multiplo, utilizzando una piastrina isolante ed alcune banane senza isolamento.
Per dovere di cronaca, in seguito ho realizzato un contenitore pseudo militare con lamiera da 1mm, con bloccaggi simili agli originali e verniciato con uno smalto opaco simil-NATO "casereccio".

Dal punto di vista del costo zero, a km zero, ho riesumato il pannello di alimentazione di un atavico centralino tv, dotato di impedenza di filtro e di trasformatore con primario universale e secondari a 6,3V e a 120V.
La bassa tensione dei filamenti è ottenuta dal solito circuito con LM317 (magistralmente descritto su "La Scala Parlante" n.1/2010); quella anodica da un raddrizzatore-livellatore seguito da uno stabilizzatore.
Perchè uno stabilizzatore su un "circuitaccio" a valvole?
E' presto detto.
Collegato alle alimentazioni, il ricevitore funziona egregiamente in AM (broadcasting), ma in CW sulle frequenze radio amatoriali (40 metri) sembra uno stormo di storni, a causa dello slittamento della nota verso l'alto (gli esperti OM lo chiamano "cheerp" o "cheerpy").
Il parlato in SSB è incomprensibile, troppo acuto o troppo grave.
La regolazione di volume o sensibilità RF aumenta il difetto.
E qui entra in gioco "l'aggiuntina".

L'aggiuntina

Il circuitello che segue è veramente banale e ricalca fedelmente lo schema tradizionale dello stabilizzatore con 7824 "spuntato" con transistor di potenza, a parte la tensione di lavoro e le caratteristiche esagerate del BU406.
La tensione di uscita ottenibile corrisponderà ai 24V del chip stabilizzatore, sommati alla tensione risultante degli zener collegati in serie al terminale M, con una tolleranza di circa 1V per via delle cadute di tensione delle giunzioni, peraltro recuperabile lavorando sul valore degli zener.

E' importante ricordare che la differenza di tensione tra entrata e uscita del circuito non deve mai superare i 40V: lo affermano i "data sheet" ed il testamento di alcuni 7824 passati a miglior vita.
La tensione di uscita varia meno di 250mV in qualsiasi condizione di lavoro.
Il caso in esame: 135 Vcc disponibili, 105 Vcc richiesti. La tensione in eccesso, tra entrata e uscita dello stabilizzatore è 30V, per cui rientra nel valore massimo consentito.
Per ottenere la tensione desiderata basterà collegare tre zener da 27V tra il terminale M del 7824 e la massa del circuito (24 + 27 + 27 + 27 = 105V).
Post scriptum: l'aggiuntina può essere utilizzata per rendere "granitica" l'alimentazione degli oscillatori modulati di pedestre costruzione, senza far nomi.

Capita spesso che, manovrando con gli attenuatori o il livello della modulazione interna, vari il carico anodico e si verifichi lo slittamento del segnale di uscita, non grave per radio sotto i ferri, ma rilevabile con un frequenzimetro e fonte di disappunto.

AVVERTIMENTO MENAGRAMO: il circuito è alimentato a tensione di rete che non perdona. Inoltre è presente tensione anodica fastidiosa, ma non letale, che può mantenersi anche a circuito non alimentato.
Ambasciator non porta pena.

Articolo originale in pdf.

Torna alla pagina degli articoli