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Erano "quattro gatti", ma svolazzavano dal Nord Africa al Fronte russo, con puntatine in Inghilterra o nei Balcani.
La II Guerra Mondiale vedeva i piloti dell'Aereonautica militare italiana (Regia...) svolgere il loro "sporco " lavoro con aerei inadeguati nella quantità, nelle caratteristiche tecniche
e nelle dotazioni discutibili, considerando che molti esemplari avevano visto il Barone Rosso.
Tra il '40 e il '45 (del 1900), dovere e coraggio erano i soli strumenti a
disposizione di quanti ci hanno lasciato la pelle, di quelli che hanno sofferto
prigionia o successive scelte sbagliate.
Dopo i progressi del velivolo C200, il Macchi C202 "Folgore" e pochi altri degni cloni, si sarebbe dovuto verificare il rilancio
, la novità, la sorpresa, la superiorità.
Tralasciando i malfunzionamenti dell'erogatore di ossigeno e della strumentazione,
sempre sensibili al calore ed alle vibrazioni operative di volo e di mitraglia,
rimaneva il lieve problema dell'autorotazione.
Bello, veloce, moderno, progettualmente innovativo si bruciò nell'allestimento e
nei sistemi accessori.
Come altre iniziative del "ventennio", anche questa partì in ritardo e terminò
tristemente.
Il regime pretendeva elevate prestazioni da ogni dispositivo militare, tanto più
dalle apparecchiature radio, determinanti per il coordinamento ed il successo
delle azioni in guerra.
"Finalmente voliamo sui Messerschmitt, avuti dagli alleati tedeschi, almeno non
si smontano e traballano, starando tutta la strumentazione ogni volta che
spariamo con le armi di bordo!"
Se l'autarchia a cui era costretta l'industria italiana fornì aerei con
equipaggiamenti scadenti, non da meno furono gli apparati rice-trasmittenti.
Allocchio&Bacchini ed Unda Radio, sotto l'ala chioccia del regime, realizzarono
un sistema ad onde corte per fonia e telegrafia, inizialmente solo ricevente poi
ricevente-trasmittente, con tanto di "antennuccia" filare in bronzo fosforoso.
La stazione R/T B30
Il nuovo caccia "Folgore" era una realtà, con la sua brava B30 da 30 watt di
potenza R.F., fresca di progetto ed invidiata dagli aerei di modello precedente,
che non la potevano montare perchè troppo ingombrante e vorace divoratrice di
batterie.
Italicamente, i residuati volanti della I Guerra Mondiale e dintorni, si
accontentarono della sola sezione ricevente.
Questo fenomeno tecnologico B30 era costituito da cinque blocchi (trasmettitore
tB30, modulatore mB30, ricevitore rB30, dinamotore o vibratore alB30 e "control
box" qB30) sparsi per la carlinga, tra cavi, armi, tubi roventi e leve.
Colpisce il fatto che era stranamente compatibile con il sistema di
comunicazione e di controllo a terra "Biga" (LSP n,1/2009).
La frequenza operativa era fissata con difficoltà a terra, mentre in volo erano
possibili (in alcuni apparecchi) piccole ed inefficaci variazioni di frequenza,
mediante una "control box" posta nell'abitacolo (cockpit per il mio amico
Stefano, amante dell'idioma di "gente che andava nuda a caccia di marmotte
quando noi già si accoltellava un Giulio Cesare").
I primi esemplari erano alimentati a batteria e la frequenza se ne andava a
spasso, continuando imperterrita nella sua deriva e nel suo sottofondo rumoroso,
per l'introduzione di un dinamotore o di un vibratore collegato all'impianto di
bordo.
Rimaneva così spenta a fungere da zavorra, dimostrando la propria importanza
tattico-strategica fino ad essere rimossa insieme alle mitragliatrici di
bambola, poste sotto le ali.
Lo stesso regime, pretenzioso, aveva perciò marchiato a fuoco il "neonato",
definendolo instabile, inaffidabile ed incompatibile con i sistemi dell'Asse.
La stazione RT B5
L'insuccesso incassato dalla B30 impose ai costruttori un'amara autocritica ed
il progetto di un apparato serio, all'altezza di "yankee", "perfida Albione" e
"(scritta in russo vedi pdf articolo originale)", Voyenno-vozdushnye sily Rossii
(ali comuniste).
Ultima, ma non come figlia dell'italica autarchia, la stazione B5 entra in
guerra nel '42, con intenzioni serie.
Il consumo ridotto, la frequenza di lavoro a singolo canale, controllata a
quarzo, e l'ingombro limitato erano i punti di forza della "pupilla" delle
Premiate Ditte, in risposta ai problemi precedenti.
Infatti i moduli erano diventati tre: ricevitore r B30 (modificato, ma sempre
lui),"control box" (finalmente con i comandi efficaci), trasmettitore t B5,
completo di modulatore e dinamotore.
Forse la potenza R.F. di 5 watt in telegrafia era un tantino esigua, ma in grado
di fornire un minimo di sicurezza operativa e di dare voce ai ruderi volanti
nati prima del C202 e del C200.
Per virtù della sorte, anche i successori del C202 acquisirono affidabilità e
credibilità, ma un 1943 impietoso aveva sancito il suo "rien ne va plus".
All'indirizzo
www.aireradio.org/radio_militari_1.htm è consultabile il TM della sezione
ricevente della B30 ed altre belle cose.
Chi preferisce l'odore dell'inchiostro ed il rumore della carta può trovare
preziose informazioni in "Ali e Onde Radio-Aereonautica" di Franco Soresini.
Articolo originale in pdf.
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