Nicholas Schmidt
di Antonio Fautilli
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LSP: Non le pare di essere un po’ cresciutello per arrampicarsi sui tetti?
Schmidt: Io sono un radioamatore e come tanti altri ho gli apparecchi sul tavolo. Sono le esigenze cinematografiche che fanno saltellare sui tetti quell’attore anche se diplomato al Teatro Studio della Gioventù di Leningrado. Nicolaj Ivanov, si chiama!
LSP: Allora lei è un oscuro giramanopole, pigro e fumatore? Ma l’immaginario collettivo? L’eroe baciato dal sole? Il salvatore senza fili?
Schmidt: Saranno state le nove di sera. Quale sole, quale eroe? Ho solo sentito qualche dah di dah, che poi nemmeno ho capito bene.
LSP: Ma sia serio! Non sarà d’effetto come nel film, ma ha pur compiuto un’impresa memorabile. Delle persone le devono la vita, con i suoi dah di dah, ha messo in moto a macchina sovietica e una enorme gara di solidarietà internazionale.
Schmidt: Solidarietà? Tedeschi, norvegesi, svedesi, e altri, si sarebbero scannati per raggiungere per primi quei disgraziati sul pack.
LSP: Non mi sembra soddisfatto per ciò che è stato.
Schmidt: Lei non sa niente di me. Nessuno o quasi nessuno sa. Per il mondo io sono il campagnolo con la radio sul tetto, capelli biondi e occhi azzurri a contrasto con il verde del paesaggio russo.
LSP: Ammetto la mia lacuna. E allora mi parli lei di Nicolaj Schmidt o se preferisce Nicholas!
Schmidt: I superficiali mi liquidano in quattro parole.
La storia mondiale, la storia sovietica e post-sovietica anche:
Nicholas Reyngoldovich Schmidt 31 ottobre 1906 - 26 agosto
1942, ingegnere, radioamatore.
Il 3 giugno 1928, dal villaggio di Vokhma, nella regione di Kostroma, con il suo ricevitore a
onde corte, ascolta la chiamata di soccorso dei superstiti del
dirigibile "Italia", schiantato nell’Artico.
Nel 1941 viene arrestato per propaganda antisovietica e nel 1942 condannato e giustiziato,
per essere riabilitato nel 1984.
Ecco, questo sono io.
LSP: nemmeno Giovanni Minoli avrebbe potuto far peggio! Ma che cosa pretende dalla storia? Ovvero, cosa pensa le abbia sottratto, oltre alla sua vita?
Schmidt: Mi ha sottratto l’esistenza prima e dopo il 1928. Mi ha sottratto la famiglia, i giochi, lo studio, le amicizie, gli interessi, il valore personale e anche il respiro…
LSP: vuole andare al contrattacco della storia, adesso, qui?
Schmidt: Si! E vorrei che soffrisse nelle camere di tortura della Tashkenskaya NKVD e la vorrei vedere stesa in terra, come me.
LSP: non si abbandoni alla facile demagogia! Non cerchi di intimidirmi con la forza della sua lingua!
Schmidt: Narodnyj komissariat vnutrennich del in acronimo NKVD (НКВД), ovvero Commissariato del Popolo per gli Affari Interni, un carrozzone che gestiva un'ampia gamma di affari di stato, sanguinosamente e discretamente. Tashkenskaya NKVD era la sede di Tashkent, capitale dell’Uzbekistan.
Per cominciare, sono nato a Kiev. Mio padre, Reinhold Ernestovich, era un ingegnere militare ed educatore. Mia madre, Anastasia Grigorevna, si è laureata a San Pietroburgo, all’Istituto Fanciulle Nobili, parlava tedesco, francese e inglese, suonava il pianoforte e si dilettava di ricamo. Vladimir e Alexander erano i miei fratelli. Ci sarebbe anche Boris, ma annegò da bambino.
LSP: quando ha cominciato a dilettarsi con la radio?
Schmidt: fin da piccolo mi interessavo alle cose tecniche. Durante una lezione di fisica ho conosciuto l’esistenza della telegrafia senza fili. A quattordici anni, con un rocchetto di Ruhmkorff, ho realizzato il mio primo trasmettitore a scintilla. Tutto questo a Vladivostok, durante l’occupazione giapponese (1919-1922), dove la mia famiglia si era trasferita.
Lì, ne ho combinata una grossa: durante la notte, su una barca, mentre ero intento con un apparecchio, mi ha beccato una pattuglia giapponese. Mi hanno preso per una spia e requisito l’apparecchiatura. Mio padre riuscì a dissuadere i militari e ebbi la proibizione a continuare gli esperimenti, almeno fino al 1922. Stavano iniziando a diffondersi le trasmissioni radiofoniche. Era normale che tanti giovani come me volessero sperimentare con apparecchi autocostruiti.Dal 1924 le trasmissioni divennero regolari, si formarono dei radio club. Giravano poche radio commerciali, la maggior parte era “fatta in casa”.
Sembra che solo nella mia zona ce ne fossero 16.000, di cui 13.000 autocostruite.
LSP: anche in Italia la radiofonia ufficiale è iniziata nel 1924, ma le situazioni sono diverse… Mi scusi, continui
Schmidt: Dopo la morte di mio padre, sono tornato a Kiev con la famiglia. Nel 1924 un nuovo trasferimento a Nizhny Novgorod, dove c’era un laboratorio di ricerca scientifica e sviluppo nel campo radio , infrarossi, elettroacustica, televisione e misure, intitolato a V.I. Lenin. Un altro trasferimento per ragioni economiche, mi portò a Zavetluzh, nella provincia di Nizhny, dove c’erano dei parenti. Ho lavorato come bibliotecario e presso l’approvvigionamento di Stato. Mia madre insegnava alla Scuola di Lingue Straniere e i miei fratelli lavoravano in una fabbrica di cartone.
LSP: allora, ha chiuso con la radio?
Schmidt: no, no! Con la mia passione ho impressionato i ragazzi del luogo e a molti ho insegnato le tecniche di autocostruzione. A Zavetluzh non arrivava la corrente elettrica, ma le piccole radio contribuivano a tenersi in contatto con il mondo, alla luce delle lampade a kerosene.
LSP: mancano ancora quattro anni alla data fatidica. Può raccontare qualche avvenimento degno di nota?
Schmidt: nel 1927, con un proiettore Pathè ho cominciato a fare il proiezionista e ho conosciuto due persone importanti: Mikhail Smirnov Silvestrovich, uno studente di sedici anni appassionato di radio e Grigory Merkushev e il suo trattore, tutti di un villaggio vicino, Vokhma. Con Mikhail abbiamo affittato un piccolo appartamento e con entrambi scambiavo esperienze pratiche di radio, di proiezione e di meccanica. In breve tempo tutti eravamo in grado di armeggiare con radio, alfabeto Morse, proiettore e trattore.
Insomma, a vent’anni o poco più, avevo un lavoro, amici in gamba, tanti piccoli allievi appassionati di radio, la benevolenza della popolazione e un proiettore con la lampada ad arco alimentata dalla dinamo del trattore. Sono anche riuscito ad ottenere dalle autorità, un permesso di impiantare una dinamo ai meccanismi di un mulino, per accendere le prime lampadine elettriche nel villaggio.
LSP: commovente, altruistico, ma in pratica?
Schmidt: la vita rurale era isolata, ma accettabile ed il lavoro mi permetteva di progredire nel campo radio. Ascoltare la radiodiffusione sovietica ed internazionale era interessante, ma la comunicazione con altri appassionati significava molto di più e sognavo di costruire un trasmettitore. I radioamatori erano presenti in onde corte già dal 1920 e con il codice Morse coprivano distanze incredibili.
Dal 1924 ho costruito diversi ricevitori con due valvole bigriglia, a bassa tensione anodica. L’esperienza non mi mancava! Su una rivista tedesca, ho trovato uno schema di ricevitore per onde corte equipaggiato con un solo tubo.
L’ho costruito, ho apportato alcune modifiche e mi sono ritrovato il gioiellino che mi ha permesso di ricevere la chiamata “SOS" dal dirigibile "Italia".LSP: siamo arrivati al punto cruciale!
Schmidt: il 25 maggio era avvenuto il disastro. La sera del 3 giugno stavo in ascolto con il mio ricevitore a onde corte. Da 2000km di distanza, tra rumore atmosferico di sottofondo, interferenze ed evanescenza riesco a interpretare dei segnali: "Italia",... Nobile... SOS... SOS... SOS...Terra...Tengo...Eh H......" o almeno credo. Dovevo dirlo al mio amico Mikhail Smirnov. Lui era fuori città, gli mandai un messaggio. Lui si precipitò da me ed ascoltammo altri segnali: era sicuramente la Tenda Rossa. Era necessario informare la Società degli Amici della Radio (OД P), a Mosca.
Il telegrafista non voleva accettare il testo temendo uno scherzo e le relative conseguenze. E qui entrano in gioco Grigory Merkushev e fratello maggiore, meccanico, che conosceva Seleznev, il responsabile dell’ufficio postale. Con la sua autorizzazione, il telegramma poteva essere inviato al telegrafista Chigarev dell’Ufficio Centrale di Mosca. Forse per prudenza, il contenuto del telegramma indirizzato al presidente della Società degli Amici della Radio (Mukoml), era un tantino vago: "Mosca ODR Mukoml Italia Nobile Schmidt 3 VI.28......"LSP: posso immaginare la reazione del burosauro sovietico in presenza di informazioni sommarie! Schmidt: eh, eh! Il tranquillo ufficio postale di Vokhma, veniva sconvolto dalle incessanti richieste di notizie della Società degli Amici della Radio, delle redazioni di giornali sia sovietici che esteri e del Commissariato del Popolo. Dovemmo rimanere in ascolto continuo sulla frequenza della Tenda Rossa per ordine del Commissariato del Popolo. Intanto, la Società degli Amici della Radio, sotto la direzione del Commissario aggiunto per gli Affari Militari e Navali, I. Unshlikht, organizzava il Comitato di Soccorso "Italia". La documentazione raccolta, attraverso il Consiglio dei Commissari del Popolo, veniva finalmente consegnata al Consolato Italiano, per poi arrivare a Roma al Ministero della Marina, nelle mani del sottosegretario Ciriani.
LSP: Il resto lo conosciamo, con tutti i retroscena, le polemiche, i poteri… Continui con la sua storia e quella del suo compare… Avrà o avrete pur ricevuto dei riconoscimenti! Non era lo sport preferito delle Commissioni sovietiche?
Schmidt: in effetti, siamo andati a finire a Velikij Ustjug, al Centro Regionale dove, dal 1924, era installato un radio trasmettitore che l’umorismo bolscevico aveva battezzato “Piccolo Komintern”. Ora riposa al Museo Politecnico. Siamo stati a Velikij Ustjug quasi tre mesi, poi siamo stati chiamati a Mosca. Qui il nostro aspetto ha convinto il presidente della Società degli Amici della Radio, Mukoml, a mandarci dal e a fornirci un vestito, camicia, cravatta e scarpe. Dopo lo "smotriny", il rito russo dell’ispezione della futura sposa, eravamo pronti per essere presentati alle autorità italiane. Dovevamo andare al teatro Bol'šoj per la celebrazione del successo della missione di salvataggio del “Krassin”. E’ li che ho ricevuto l’orologio d’oro oltre a diplomi e distintivi. Ricordo ancora queste parole: "La giovane tecnologia sovietica ha un enorme potenziale per lo sviluppo delle onde corte. Con la radiotelegrafia in onde corte, siamo riusciti a superare brillantemente questa importante prova!
LSP: Oltre alle onorificenze, avete ottenuto qualcosa di tangibile, un lavoro nel campo radio o qualcosa di simile?
Schmidt: la nostra vita è cambiata. Abbiamo vissuto e lavorato a Mosca, a stretto contatto con specialisti radio e televisione. I nostri superiori decisero che eravamo necessari a Tashkent, presso il Commissariato di Emergenza per le Comunicazioni in Asia centrale, dove c’era bisogno di realizzare dei sistemi di comunicazione.
LSP: Un incarico notevole. Sembra che cominci a rendere la sua impresa, sia per lei che per il suo amico. Ha altri particolari?
Schmidt: Nel 1933 Smirnov si trasferiva per lavoro a Tbilisi e per continuare gli studi all’Istituto Superiore di Comunicazione. Lo rividi nel 1936. Io invece ho continuato in Uzbekistan, partecipando alla costruzione e all’installazione di oltre trenta trasmettitori a onde corte da 150 watt, a Andijan, Termez, Kokand Pskent, Urgench, Hukuse, Fergana e in altre città per i collegamenti con il Comitato del Partito e l'Armata Rossa. …per altri sette, otto anni nella mia casetta, con il mio fonografo, i dischi, i ricevitori, gli altosonanti e libri, libri, libri.
LSP: Solo radio nella sua vita?
Schmidt: la radio aveva una parte importante, ma mi dilettavo di pittura ad acquarelli, di fotografia e di musica classica.
LSP: dovremmo essere arrivati intorno al ’40, forse ’41. Poi?
Schmidt: poi, è facile dire poi, per lei e per tutti gli altri. Ho fatto appena in tempo a prendere una benemerenza per il lavoro svolto nelle comunicazioni. Il 6 dicembre 1941 () arrivano i signori dell’NKVD (НКВД) con il mandato di arresto N70/3, forse per delazione dei miei “amici” e mi accusano di “diffamazione dell'Armata Rossa e dei suoi comandanti, elogio della potenza e invincibilità dell'esercito tedesco, calunnia del Capo e della vita economica dei lavoratori dell'URSS, spionaggio per l'intelligence estera”. Con la perquisizione trovano un trasmettitore completo, molte parti di ricambio, oltre a progetti segreti e informazioni su sedi radio in Uzbekistan, quindi è partita la “violazione del segreto d’ufficio”.
LSP: ma è terribile! Corrispondeva a verità o era delazione seguita da costruzione di prove ad arte?
Schmidt: ero ingegnere, ma superficiale nelle cose non tecniche. Ho creduto di poter pensare e parlare liberamente, permettendomi dichiarazioni come: “il comando sovietico, fin dai primi giorni della guerra, fallì miseramente, lasciando l'iniziativa al nemico”, “le trasmissioni radio tedesche e italiane lo confermano”, "i responsabili delle aziende assumono persone analfabete" "il governo sovietico segue una politica sbagliata, rischiando sotto o sovrapproduzione a causa di ingegneri e tecnici poco qualificati”. Invece il materiale che avevo in casa mi serviva per continuare gli esperimenti. Credevo o volevo credere di essere sollevato dagli obblighi di legge per la sicurezza nazionale. E ho pagato, eccome ho pagato! Però non sono riusciti ad accollarmi lo spionaggio…
LSP: bella consolazione!
Schmidt: avevo 36 anni. Avrei potuto fare molto per il mio paese…
LSP: nel 1984 lei è stato riabilitato agli occhi della storia e del mondo. Cosa è successo?
Schmidt: la rivista “Radio” e l’associazione “Amici della radio” presentarono una richiesta di revisione al Procuratore Generale dell'URSS. Scrissero di me: ...non era esattamente una persona comune, era privo di prudenza monotona, un po’ ingenuo, entusiasta della radio e degli esperimenti con le onde radio. Queste ragioni lo hanno portato al reato per il quale pagò con la vita." Lei è padrone di non credermi, ma negazioni di responsabilità, poca chiarezza delle vecchie documentazioni, testimoni scomparsi o inattendibili, interesse crescente dell’opinione pubblica ebbero la meglio sulla sentenza. Finalmente, nel 12 agosto 1984, la Sezione Penale della Corte Suprema dell’Uzbekistan, annullava la "risoluzione della riunione speciale del NKVD dell'URSS del 1 agosto 1942 contro Nikolaj Reyngoldovich Schmidt, accusato del reato di cui all'articolo 66 della parte 2”, perchè le mie azioni non costituivano reato.
LSP: grazie
Schmidt: A lei!