"Immedesimiamoci in un uomo vissuto a cavallo del 1900, assisteremo allo spettacolo più
stravagante che un uomo di circa cinquanta anni abbia mai potuto assistere: i fenomeni del senza filo.
Eppure, quest’uomo, durante la sua esistenza, è stato per la scienza, sazio di novità meravigliose.
Ha trascorso tutta la sua vita a gridare al miracolo!
Ha visto la luce della fotografia, la possibilità di disegnare in un centesimo di secondo su di una pellicola, dei ritratti più fedeli
dei paesaggi con tutti i loro
colori, che nessun artista ha mai potuto realizzare in lunghe settimane di lavoro; egli ha visto questi ritratti e paesaggi prendere, nella cinematografia,
il movimento stesso che anima la natura.
Ha scoperto all’improvviso che mediante l’elettricità, può illuminare senza fiamma, riscaldare i suoi forni senza fuoco, trasmettere le sue
parole per telefono, su due fili di rame, trasformare le cascate d’acqua in migliaia di cavalli che tirano tram e treni.
Con la bicicletta su due cerchi, s’è messo a correre più forte e più a lungo di qualsiasi animale.
Sotto i suoi occhi, le macchine hanno cominciato a correre da sole sulle strade, anche se pesano spesso più di 2000kg, alcune lasciano
appena traccia del loro passaggio sulla neve fresca e sulla sabbia mobile dove lui, che pesa solo 70kg, sprofonda fino alla cintura.
I dirigibili volano a 1800m d’altitudine, molto più in alto e veloce degli uccelli.
Il mondo dell’infinitamente piccolo s’è aperto all’uomo dacché Pasteur ne ha forgiato la chiave.
Si sa imporre del lavoro ad un microbo, come ad un bue; gli si ordina di fare della vegetazione, del pane, del vino,
dell’alcool, del formaggio, secondo il modo che ci piace.
Si sa mettere la museruola ai batteri feroci.
Per noi, per quest’uomo di fine secolo, la magia sfavilla da cinquant’anni e dappertutto.
Veramente, in questa lista di miracoli ancora così incompleta, della quale l’ultimo mezzo secolo è stato testimone principale,
quale fenomeno è inferiore al senza filo per lo stupore che ha dato innanzitutto al nostro ingegno?
Lentamente è poi diventato poi nostro familiare.
Qualche anno più tardi, abbiamo sentenziato la vita impossibile senza di essa.
I miracoli si trasformano velocemente in banalità.
Essi ci sembrano straordinari fino a quando diventano ordinari.
Per noi, uomini di inizio novecento, il senza filo è dunque il miracolo che arriva.
Da dove noi ci trovassimo, sulla terra, sull’acqua oppure nell’aria, possiamo, da un punto qualsiasi, inviare, senza il minimo filo di
collegamento, un segnale, una frase, un discorso, ascoltare (e poi vedere) un concerto”
I decenni a cavallo del 1900, pregni di innovazioni tecnologiche e mutamenti socio-culturali, fecero
vivere all’arte un periodo di grande innovazione con il Cubismo ed il Futurismo,
che rivoluzionarono profondamente il concetto di spazio e di tempo.
Il primo, mettendo sulla stessa superficie piana diversi punti di vista, frantumava e quindi ricomponeva lo spazio, mentre il secondo
incoraggiava un ritmo di vita accelerato alimentato dalle nuove tecnologie.
Entrambi sono caratterizzati da una velocità di rottura col passato ed entrambi si sviluppano in un clima di sperimentazione continua.
Il Futurismo abbraccia l’impeto irruento del fare artistico ed eleva la velocità come valore ed ispirazione. Ma l’ispirazione attinge anche
alla tecnologia che è diretta sorella della velocità con cui avvenivano i cambiamenti in quel periodo. L’arte futurista non è solo pittura e scultura, ma
diventa scenografia, pubblicità, design, architettura.
Il cubismo invece, trae la sua fonte di ispirazione nel tempo, non più un tempo lineare come lo era stato fino a quel momento.
L’arte cubista si concentra sulla forma e non sulla perfezione dei colori, si passa dalla complessità delle forme alla loro semplificazione geometrica secondo
diversi punti di vista.
Fig.4 - Enrico Prampolini –
Guglielmo Marconi - 1939
|
Tempo e velocità sono strettamente collegati tra si loro nelle formule matematiche che regolano le radio onde.
Le trasmissioni senza fili smaterializzano l’uomo e le sue parole, semplificano il messaggio trasformandolo in
qualcosa di impalpabile, lo manipolano e lo riconsegnano come era in precedenza
rimaterializzandolo in qualche altra parte della terra, comprimendo il tempo ed
aumentando a livelli non afferrabili dalla mente umana, la velocità di
trasferimento dell’informazione.
Fig.5 - Fortunato Depero - Liriche
radiofoniche - Manifesto - 1934
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Fig.6
- Filippo Tommaso Marinetti - Spagna veloce e toro futurista -
Romanzo - 1931
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Il Futurismo, in particolare, scrisse un manifesto chiamato
“Manifesto della radia”, radio al femminile, volutamente in maniera
provocatoria, per denunciare l’uso del nuovo mezzo come la sala conferenze ed il
teatro di posa, mentre loro intendevano il nuovo mezzo come forma d’arte nuova
ed autonoma.
Fig.7 - Manifesto futurista sulla
radio - 1933
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La radio mette in contatto diretto l’autore ed il suo
pubblico, scavalcando tutti i passaggi precedenti per farlo: no istituzioni
culturali, non intermediazioni intellettuali, no scuole, il collegamento è
diretto e tale deve per forza di cose essere.
Questi pensieri scaturiscono con la diffusione di massa dell’apparecchio radio ma, contemporaneamente, si accorgono che lo stesso mezzo,
democratico di nascita, può essere strumentalizzato per guidare la massa, come poi fecero i regimi nel tempo e come attualmente si continua a fare nonostante
la mancanza di conflitti bellici.
Dopo più di cento anni, le domande rimangono, la radio oggi è ritenuta buona, positiva, umana e culturale, rispetto alla televisione che
viene ritenuta come cattiva ed internet che si associa alla de socializzazione ed alla illusione.
Per tutti questi mezzi di diffusione di massa, la nascita è
democratica, un mezzo di tutti e per tutti, è solo l’uso che se ne fa a renderli
pericolosi o meno.
Fig.8 – Esempio di
altoparlante
L’invenzione della radio ha contribuito in maniera notevole
ai cambiamenti sociali ed alla velocità con cui gli eventi si susseguono, una
velocità che spesso si trascina senza darci la possibilità di capire come e
dove.
La radio ha ricevuto un notevole stimolo nei perfezionamenti e sviluppi anche perché interessata dal punto di vista bellico,
a partire dal primo conflitto mondiale. Esce comunque dalle università e dai laboratori di fisica, per essere condivisa col pubblico.
Si assiste ad un periodo di transizione in cui l’apparato muta la sua forma da apparecchio scientifico ad apparecchio ospitabile in casa.
La sua forma è sempre a cassetta o squadrata, ma si ingentiliscono le forme e si utilizzano intarsi e radiche per rendere l’oggetto una parte importante
dell’arredamento di casa. Sui modelli più prestigiosi, il legno viene modellato ed impreziosito, rendendo l’apparato prestigioso e degno di essere posseduto
dalle persone più ricche.
La radio evolve, cresce, muta la sua forma inglobando tutti
gli elementi che prima erano esterni.
Ora l’altoparlante e l’alimentatore
vengono inseriti in un unico mobile e la scala che identifica le stazioni
diviene da semplice scala numerica in un rettangolo d vetro più o meno colorato
e retroilluminato, in cui vengono scritti direttamente i nomi delle stazioni
trasmittenti.
I regimi totalitari (nazismo in Germania e fascismo in Italia e Spagna) e quelli degli alleati (in Inghilterra), impongono alle aziende
la costruzione di ricevitori standard per il popolo e per la propaganda mentre il resto della produzione è orientata a forme e nomi che esaltino i valori
sociali della nazione di appartenenza, dai nomi evocativi dati agli apparecchi, alle forme dure e squadrate.
Superati i periodi bellici e di propaganda, durante i quali, quasi tutti i governi tentarono di compattare e polarizzare le masse per mezzo
di questo risuonatore, si giunge finalmente ad una fase informativa non coercitiva e classista; la radio matura una dimensione domestica, simile fra i
simili, alla pari dell’ascoltatore.
La grande guerra lascia le aziende produttrici di apparecchi radiofonici e componentistica elettronica pesantemente bombardati.
Per far ripartire la produzione, le stesse industrie che si erano salvate, mettono sul mercato apparecchi assemblati con tutto quello che era rimasto: è
facile incontrare radio con valvole fuori produzione, scale parlanti con riportate nomi di stazioni trasmittenti che non esistono più, parti staccate con
date antecedenti all’assemblaggio, chassis con fori senza utilità perché progettati per altri apparati.
Dopo un primo periodo di assestamento, la produzione riprende con la fiducia riposta nel futuro e l’estetica delle radio in
particolare, risalta il nuovo ottimismo della popolazione. Il costo degli apparecchi radio giunge finalmente a valori accettabili , le paghe sono buone e
la voglia di rinascita è forte, voglia che si esprime in tutte le forme di cui l’essere umano dispone, dalle automobili ai vestiti, dalla musica al linguaggio.
Le forme si ingentiliscono, arrotondandosi, le dimensioni diminuiscono, l’apparecchio radio non è più visto come un oggetto di
rappresentanza e basta, ma viene visto come un oggetto di famiglia e di compagnia. Anche la forma stessa dell’apparecchio sarà evocativa, s’immergerà
nell’arredamento come nella vita sociale di ognuno di noi, sarà un elettrodomestico che informerà, sarà di compagnia e completamento di arredo.
La radio può istruire ed affermare la personalità, comporre l’autocoscienza ed elevare lo spirito proprio come un buon libro. La radio è
anche fuga dalla realtà, si può andare in vacanza su spiagge lontane con le note di una chitarra ed il timone di una barca. Nell’informazione, la parte reale ed
immaginaria sono presenti, legate da un filo sottile, indissolubile.
In questo periodo e nei successivi decenni, l’Italia con i suoi architetti ed il suo design, pone alcune pietre miliari nella storia del
design e, con l’invenzione del transistor, si riesce a dare la forma e le dimensioni che si vogliono all’apparecchio radio.
Si abbandona gradualmente il legno per utilizzare le varie materie plastiche che l’industria sforna dai suoi stabilimenti produttivi.
Con gli anni 70, si assiste al definitivo passaggio dalla valvola al transistor, le forme sono pulite, squadrate, essenziali, tutto il
contenuto delle abitazioni segue lo stesso destino, cambia tutto, si gettano tutti i mobili della nonna e si sceglie un arredamento essenziale, lineare,
squadrato, freddo e colorato.
Oggi, l’apparecchio radiofonico, è parte integrante della nostra vita, il suo aspetto è anonimo e la sua tecnologia standard e di massa,
non c’è più l’intenzione e la visione dell’apparecchio radio come entità a se stante, ma sempre esistente e connessa a tutte le altre tecnologie, specialmente
quelle che prevedono l’integrazione di tutti i servizi attraverso la telefonia mobile ed internet.
Nelle figure che seguono, per capire quanto importante sia il design nel nostro tempo, mostriamo dei prodotti dell’industria elettronica di
massa elevati ad opere d’arte ed esposti al MOMA di New York, il museo di Arte Moderna.
In particolare mostreremo materiale di origine italiana.
Brionvega Doney 1962 e Brionvega Algol 1964,
architetti Marco Zanuso e Richard Sapper
Telefono Grillo 1968, architetti Marco
Zanuso e Richard Sapper
Cubo Brionvega 1963, architetti Marco Zanuso
e Richard Sapper
Brionvega RR126 1695, architetti Achille e
Piergiacomo Castiglioni
Panasonic R-72 Toot a Loop
1972
NOTA BENE. Tutte le
immagini sono proprietà dei rispettivi proprietari. Lo scopo di questo
articolo è puramente educativo, essendo questo parte della tesina di terza
media di un ragazzo e, in tale ambito, può essere liberamente distribuito.
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